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"Dialoghi in seta" - SETA. Palazzo Moroni, Bergamo

Dal 10 al 26 maggio 2024 gli ambienti del piano nobile di Palazzo Moroni ospitano la mostra "Dialoghi in seta": dieci preziosi frammenti di sete antiche, realizzate tra il XVI e XX secolo, provenienti dalla collezione di tessuti antichi della Fondazione Arte della Seta Lisio.

L'evento dedicato all’Arte della Seta a Palazzo Moroni

Un filo di seta corre lungo la storia di Palazzo Moroni: la fortuna della famiglia che lo ha costruito e abitato per quasi quattro secoli si fonda infatti fin dal Cinquecento sul commercio tessile, a cui si aggiunge nel Seicento la coltivazione del gelso, che campeggia nel suo stemma, che risuona nel suo cognome (morus in latino, murù in dialetto bergamasco) e che fiorisce in primavera nell’ortaglia del palazzo.

Tre giorni dedicati all’Arte della Seta attraverso il racconto affascinante delle fasi del suo ciclo naturale, passando per il ruolo centrale che la sua attività produttiva ha avuto per la storia e la cultura lombarda e per la fortuna della famiglia Moroni, fino alla narrazione delle sue declinazioni manifatturiere contemporanee e future.

Tra una giornata di studi, visite guidate speciali, laboratori tematici, incontri con autori ed esperti di design del tessuto, installazioni, percorsi espositivi e una eclettica mostra mercato, l’evento offrirà un racconto inedito del palazzo e del territorio, che coniuga il passato con il futuro attraverso la preziosa testimonianza di un’eccellenza antica.

Giornata di Studi e Laboratori

Il primo appuntamento di questa edizione è stata una giornata di studi dedicata al tema della lavorazione tessile e serica, dall’arte della filatura a quella della tessitura, nel periodo tra il XIV e il XXI secolo. Presso il Teatro Sant’Andrea in Città Alta, studiosi, divulgatori, esperti e professionisti del settore hanno presentato al pubblico i loro studi, con un approfondimento sugli aspetti storici, economici, sociali, artistici e di costume legati alla cultura della seta a Palazzo Moroni e nel contesto lombardo.

In collaborazione con Università degli Studi di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale e Taroni.

PROGRAMMA 10-11-12 MAGGIO 2024 --> https://fondoambiente.it/il-fai/beni/seta-a-palazzo-e-giardini-moroni/programma

Laboratori Tessili gratuiti per le giornate dell'11 e 12 maggio. In particolare si sono susseguiti:

A cura di Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze e Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile

sabato 11 MAGGIO - su prenotazione

  • 11:00 | Laboratorio di tintura naturale
  • 14:30 | Laboratorio di intreccio a lacci
  • 16:00 | Laboratorio di tessitura a tavolette

domenica 12 MAGGIO - su prenotazione

  • 11:00 | Laboratorio di tintura naturale
  • 14:30 | Laboratorio di tessitura su telaio a cornice
  • 16:00 | Laboratorio di tessitura con le dita

La Mostra

Broccatello in seta e lino

Sala dell'Età dell'Oro

Il tessuto fa parte di una produzione fiorentina databile tra il 1530 e il 1550. Il disegno è caratterizzato da un impianto grafico a maglie chiuse con al centro una pigna, molto diffuso a partire dalla fine del XV secolo. Le ghirlande che definiscono le maglie racchiudono motivi a quattro doppie volute che fanno da cornici alle pigne. Questo tipo di disegno veniva realizzato in tecniche molto sontuose, come rasi in seta broccati in oro e argento oppure broccatelli. Il tessuto esposto è in broccatello, una tecnica tessile molto diffusa che utilizza seta e lino in trama: dà rilievo ai disegni e permette anche di contenere i costi di produzione. In questo caso è presente anche una trama in laminetta d’argento che conferisce luminosità all’insieme. La traduzione di questo disegno in velluto è avvenuta nel 1909 da parte dell’Arte della Seta Lisio di Firenze.

L’abito di Gian Gerolamo Grumelli detto Cavaliere in rosa, ritratto dal famoso pittore Giovanni Battista Moroni, è in raso di seta (rosso corallo) con ricamo in fili d’argento e si avvicina cronologicamente al tessuto esposto. Il ritratto è infatti datato 1560 e il vestito riflette la moda di metà Cinquecento. In quest’epoca il colore rosa e il rosso erano simbolo di ricchezza per la rarità delle materie e la complessità dei processi tintori.

© Fondazione Arte della Seta Lisio, Firenze | Collezione Tessuti Antichi | Photo Matteo Farinella

Tessitura Jacquard in seta

Sala di Ercole

Il frammento ricorda una serie di nastri accostati. In modo particolare, questo disegno si snoda in volute a S alternate a fiori. La produzione di nastri è assai importante a partire dal XVII secolo soprattutto per l’abbigliamento, ma anche per l’arredo – ad esempio, le bordure nel mobilio e nelle tappezzerie. A partire dall’inizio del XIX secolo, l’invenzione della macchina Jacquard introduce la movimentazione automatica dei singoli fili di ordito rivoluzionando il sistema della tessitura di stoffe operate. Questo stesso meccanismo è inserito anche nella tessitura di nastri, come è accaduto per l’esemplare mostrato.

Il disegno del tessuto rimanda alla tappezzeria novecentesca, realizzata dall’ultima erede della famiglia, Lucretia Moroni, a cui si deve la decisione di affidare Palazzo Moroni al FAI. Nata nel 1960, Lucretia ha avuto una formazione come pittrice e decoratrice presso l’istituto Van Der Kelen di Bruxelles. Dal 1985 vive a New York, dove ha fondato il laboratorio “fatto a mano by LM”, che produce anche sete serigrafate. Il tessuto della Sala di Ercole è stato ideato e posato da Lucretia negli anni Novanta del Novecento. Il motivo decorativo del nastro compare inoltre su alcuni mobili, come il tavolino in legno intarsiato a fiori e ghirlande accanto alla finestra della Sala d’Ercole.

© Fondazione Arte della Seta Lisio, Firenze | Collezione Tessuti Antichi | Photo Matteo Farinella

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Velluto cesellato operato

Scalone d’onore

 I fasti rinascimentali delle tessiture auroseriche (in fili di seta e fili d’oro) furono recuperati da Giuseppe Lisio sin dagli esordi della sua Manifattura, fondata nel 1906. Lisio mise in produzione due varianti disegnative della tipologia qui esposta, che chiamò “Palio”: nel 1925 la variante con un’anfora baccellata e un fiore di cardo (“Palio I”) e nel 1927 la versione con due tipi di fiore di cardo che si alternano nella rete di maglie (“Palio II”). La tecnica, il velluto cesellato, e il disegno, sono riconducibili alla tradizione delle tessiture attive a Firenze nel XVI e XVII secolo, che ebbe una larga diffusione soprattutto nei corredi di vesti e di arredi ecclesiastici. Dal 1925 in poi questi velluti hanno avuto un larghissimo successo, in ambito sia civile sia sacro. Sono stati spesso utilizzati, infatti, per decorare ambienti o per comporre abiti destinati a ricostruzioni, rievocazioni storiche o cerimonie liturgiche.

Prima follatori e tintori di stoffe, i Moroni divennero tra XV e XVI secolo abili commercianti di stoffe. Nel Seicento realizzarono la loro fortuna nel settore tessile anche grazie alla coltivazione del gelso, indispensabile per l’allevamento dei bachi da seta: non a caso la pianta è nello stemma di famiglia. Nel corso del tempo, la famiglia non ha mai smesso di rivendicare con orgoglio il legame con l’arte serica, come avete avuto modo di scoprire durante la visita.

© Fondazione Arte della Seta Lisio, Firenze | Manifattura Lisio Anni Trenta | Photo Matteo Farinella

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