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ADOREMUS. La Madonna della Pace di Pinturicchio

L'edizione 2025 di Adoremus al Museo Diocesano di Brescia presenta la Madonna della Pace di Pinturicchio, capolavoro rinascimentale mai esposto prima in città. L'opera simbolica (1490 ca.) propone un messaggio di speranza attraverso un allestimento sinestetico che unisce pittura e arte tessile. In collaborazione con la Fondazione Arte Della Seta Lisio, è esposta la riproduzione ricamata, in seta, della veste del Divino Infante e una ventina di campioni dei tessuti indossati dai personaggi raffigurati all’interno della scena.

In un'epoca attraversata da conflitti, lutti e crescenti vulnerabilità globali, il Museo Diocesano di Brescia propone un percorso di speranza: l'incontro tra il genio pittorico del Rinascimento e la raffinata arte del ricamo. Un dialogo che trova voce nella quinta edizione di Adoremus, rassegna tra le più attese del museo, dedicata quest'anno alla Madonna della Pace (1490 ca.) di Bernardino di Betto, detto Pinturicchio.

L'opera, giunta per la prima volta a Brescia dal MARec (Museo dell’Arte Recuperata dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche), è un caposaldo del Rinascimento umbro. Databile al 1488-1489, incarna pienamente lo spirito di Adoremus: un invito al raccoglimento e un messaggio di speranza, in netto contrasto con un presente segnato da crisi e smarrimento. Non è una semplice Madonna col Bambino: la scena è animata da più figure, tra cui spicca il committente, il facoltoso canonico Libero Bartelli, ritratto con sorprendente verismo nel suo fiero profilo, segnato da dettagli fisionomici quasi tattili – dal naso aquilino ai porri in rilievo.

La grazia e il simbolo: La Vergine, riccamente vestita e leggermente reclinata, regge il Bambino che benedice un globo trasparente. Due angeli fanno da sfondo a una campagna montuosa e a una città fortificata. Ma è l’attenzione maniacale ai dettagli a colpire: i ricami d’oro sulle vesti, la fascia di broccato variopinto con la ghianda, il cuscino in damasco. E soprattutto, la vesticciola del Bambino, con una preziosa targhetta bulinata a forma di sirena-sfinge alata, che trasmette un senso di magia fiabesca. Qui Pinturicchio riversa la sua formazione da miniaturista, con colori squillanti – verdi vegetali, cerulei, oro a profusione – e una passione per l’oreficeria.

Un allestimento che coinvolge i sensi: Articolato in quattro sale con un concept sinestetico (visione + tatto), il percorso culmina nell’incontro con il capolavoro.

Ad arricchirlo, la collaborazione con la Fondazione Arte Della Seta Lisio di Firenze, che ha riprodotto i preziosi ricami raffigurati nell’opera.

In mostra trovano spazio la riproduzione dei ricami della veste del Divino Infante e una ventina di riferimenti tessili delle vesti indossate dai personaggi raffigurati, sui quali è possibile ammirare la ricostruzione dei decori.

RICAMI PREZIOSI: Il linguaggio nascosto delle vesti

La Fondazione Lisio ha concentrato il suo intervento sulla minuziosa riproduzione dei ricami e dei motivi decorativi presenti sugli abiti dipinti da Pinturicchio. Questi dettagli non sono ornamento fine a sé stesso: sono un vero e proprio linguaggio teologico visivo.

  • Dio Padre: Il mantello verde (pallio/himation) reca ricami a meandri dorati – simbolo di vita nuova e regalità celeste.
  • La Vergine: Sul velo di lino, ricami e decori alludono a purezza e umiltà; la cintola con ricami perugini richiama il parto virginale.
  • Gli Angeli: Ricami con palmette e scritture pseudo-cufiche fondono iconografia e liturgia.
  • Il Committente (Bartelli): I dettagli ricostruiti del lucco rosso parlano di rango e devozione.
  • Il Divino Infante: La dalmatica bianca e il pallio blu sono animati da ricami aurei e complessi motivi decorativi. Il ricamo allo scollo, in particolare, è un capolavoro di simbolismo: una sirena alata con tralci di vite che, secondo i Padri della Chiesa (Origene, Basilio di Cesarea), allude alla discesa agli inferi e alla vittoria sulla morte. L'insieme, con la sua ispirazione bizantina (evidente nel pallio), trasforma la veste in un manifesto della natura regale e divina del Redentore.

Attraverso il recupero materiale di questi ricami perduti nel dipinto ma ricreati per la mostra, Adoremus offre una lettura inedita del Pinturicchio: un artista che usa il dettaglio tessile per tradurre in forma visibile la dottrina e la speranza, rendendo il messaggio della Madonna della Pace più che mai attuale.

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