06/05/2020
Fidalma Lisio e l'Arte della Seta
Una donna battagliera e dalla ferma volontà di salvaguardare e trasmettere l'Arte della Seta. Una "missione" che ha portato la Manifattura di Giuseppe Lisio nel III millennio.

di Paola Marabelli

Tratto da:

"Fidalma Lisio e l'Arte della Seta", in MCM La Storia delle Cose, Maria Cristina de Montemayor Editore, Firenze, n.97, settembre 2012, pp. 42-44

Foto e documenti provengono dall'Archivio Storico della Fondazione Arte della Seta Lisio, Firenze.

Fidalma Lisio, nata a Firenze il 18 agosto 1910 da Giuseppe Lisio e Maria Rosa Olivieri, è un esempio significativo di come una donna riesca a farsi strada nel mondo del lavoro animata dalla determinazione e dalla passione e soprattutto dalla consapevolezza di svolgere un ruolo importante, fonte di crescita umana, propria e altrui. 

Formatasi alla scuola del Sacro Cuore di Firenze, segue insieme alla mamma l’attività paterna [1], condividendone tutti i successi e gli affanni, mentre dedica le sue giornate alla cura dei famigliari. Gli anni si susseguono per Fidalma consolidando le conoscenze delle lingue esercitate anche nella corrispondenza di lavoro per il padre.

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale segna una profonda ferita nella sua vita che culmina nel 1943, anno del bombardamento su Milano che danneggia gravemente il Palazzo Lisio [2] e della morte del padre Giuseppe avvenuta il 16 aprile nella casa di San Michele di Pagana a Rapallo dove si era rifugiata tutta la famiglia.

Dopo la fine della guerra, l’Arte della Seta Lisio -negozi e produzione- riapre i battenti con il nipote Teodoro Olivieri il quale però si dimostra incerto se proseguire l’opera alla quale lo zio l’aveva avviato. Quando nel 1952 Fidalma decide di prendere in mano le redini dell’attività paterna, ha poca esperienza di gestione, ma è sostenuta da una forte tempra battagliera, eredità del genitore abruzzese e si “getta” in questa impresa sentita come “una missione da compiere”[3].

Grande ammiratrice del lavoro di Mastro Lisio, fa sua la filosofia di vita del padre interamente dedicata alla salvaguardia e alla trasmissione dell’Arte della Seta, attraverso la riproposizione di antiche tecniche di tessitura a mano e di moduli disegnativi ispirati da antichi esemplari tessili o da celebri dipinti rinascimentali.

Fidalma studia, incontra esperti del settore, chiede consigli e chiarimenti e come primo atto della sua gestione pianifica il ritorno del laboratorio nella sua amata Firenze. Prima di tutto nel 1954 inizia un periodo di avviamento dell’attività fiorentina affittando alcuni locali in Palazzo Guicciardini di Via Ghibellina dove un tessitore, con un operaio venuto da Milano, comincia il giorno di S.Giuseppe a montare un telaio manuale per velluti. Lentamente si avvia la produzione con un altro telaio e un secondo tessitore; successivamente viene aumentata l’attrezzatura e il numero dei telai manuali che raggiungono il numero di sette.

Nel frattempo, una data molto importante richiede l’attenzione e il giusto risalto che merita: il 1956, anno in cui ricorrono i cinquant’anni dalla fondazione dell’Arte della Seta Lisio che Fidalma tiene a celebrare con solennità pubblicando un libro, edito in tre lingue, che ripercorre l’opera del padre e le sue creazioni.

la "Fabbrica" per la produzione manuale e meccanica dei tessuti Lisio

Avviate le basi per il trasferimento definitivo a Firenze del laboratorio, Fidalma cerca un luogo adatto ad ospitare l’opificio completo e lo trova vicino a Ponte a Ema dove acquista nel 1958 il Podere Fontenuova in Via Benedetto Fortini [4].

La radicata fede cristiana anima tutto il suo operato che si svolge all’insegna del “convincimento che l’uomo deve considerare le cose che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma come comuni, nel senso che possano giovare non solo a lui ma anche agli altri”.

E’ quindi con questo spirito che concepisce non solamente un nuovo luogo di produzione, ma progetta un insieme di ambienti adeguati alle necessità materiali, sociali e morali, destinati quindi al benessere dell’intera comunità formata dai dipendenti e dalle loro famiglie.

Viene così ideata la "Fabbrica", la mensa, la scuola di tessitura, l’esposizione del tessuto d’arte, l’asilo, la chiesa e le case per abitazione.

Uno studio svolto durante un corso accademico di Archeologia industriale presso l’Università di Pisa, ha individuato in questo nucleo, l’ultimo villaggio operaio conosciuto in Italia [5].

E’ importante anche sottolineare come l’attenzione verso i dipendenti e la tutela delle loro esigenze personali, portassero Fidalma a introdurre delle modifiche nell’orario di lavoro, innovative per quei tempi:

“La riduzione dell’orario di lavoro con due interruzioni a metà mattinata e metà pomeriggio con il sabato completamente libero che precedette di vari anni le attuali disposizioni di legge, doveva consentire un momento di relax e la possibilità di dedicarsi alla famiglia ed ai passatempi di distensione” [6].

Intorno a questa piccola comunità si viene così a creare un clima familiare, animato da molti momenti di condivisione con iniziative ricreative, gite, eventi legati a ricorrenze sia personali delle singole famiglie che comuni, ma soprattutto vivacizzato dalla simpatia, dall’intelligenza e dalla sensibilità [7] della “Signorina” -così come ancora oggi molti la chiamano e la ricordano.

Come Giuseppe Lisio fece della qualità eccellente dei suoi tessuti la sua insegna, così la figlia Fidalma presta la stessa grande cura nella scelta dei filati e delle tinture, nella progettazione e nell’esecuzione tecnica, nella riproduzione attenta degli originali.

Le committenze sono tante e tutte prestigiose, coprendo ambiti e usi diversi: quello sacro, con ad esempio le casule per il Vaticano, le vesti per il simulacro della Vergine Nera del Santuario di Einsiedeln in Svizzera o il parato per il Duomo di S.Maria del Fiore a Firenze, i rifacimenti di tessuti antichi per il restauro di beni culturali come la nicchia di S.Lucia nella Basilica di Siracusa, abiti per regnanti, costumi di scena per il cinema o per le ricostruzioni storiche, complementi d’arredo per case private.

Nel frattempo, in Fidalma matura la convinzione che per tramandare l’Arte della Seta sarebbe stato necessario fondare un’istituzione preposta a questo scopo.

Il 3 novembre 1971 nasce così la Fondazione Arte della Seta Lisio il cui Statuto è approvato con Decreto del Presidente della Repubblica [8].

La missione della Fondazione si svolge quindi fino dalla sua nascita, secondo tre direttive che si intersecano nel loro percorso: l’attività manifatturiera, quella didattica e l’attività culturale.

l'attività manifatturiera

Con la prima vengono creati tessuti su telai Jacquard manuali ancora dell’antica manifattura fondata da Giuseppe Lisio: velluti uniti oppure operati tagliati, ricci o cesellati, tessuti con trame broccate e lanciate, lampassi. Il repertorio spazia dalle creazioni originali messi in produzione da Lisio dall’inizio del Novecento in poi, ai progetti speciali studiati e progettati in modo esclusivo per il committente. Oltre all’esclusività e all’eccellenza del prodotto, una caratteristica che contraddistingue le stoffe tessute dalla Fondazione Lisio, è la sperimentazione. Attraverso cioè questi progetti speciali vengono rimesse in produzione tecniche antiche dimenticate, utilizzati filati e materiali inusuali, intrapreso percorsi progettuali innovativi. 

l'attività didattica

Lo studio e la messa in opera di tecniche di tessitura antiche e desuete sono anche sollecitate dalla vivace attività didattica che vede l’attivazione di corsi dai livelli base a quelli di alta specializzazione [9].

Le nuove generazioni possono apprendere i metodi di tessitura manuali, da quelli più semplici a quelli più complessi, che sono alla base anche dei più moderni sistemi produttivi, sperimentano tutti i passaggi della creazione di un tessuto, dalla progettazione del disegno e della tecnica esecutiva, alla messa a punto del telaio, alla tessitura.

le attività culturali

Le attività culturali infine si sviluppano da una parte nella ricerca di dati e di testimonianze sulla produzione Lisio dall’origine ad oggi che arricchiscono la storia della manifattura e la sua evoluzione, dall’altra nella promozione degli studi sui tessili antichi e su quelli contemporanei attraverso la rivista semestrale ‘Jacquard. Pagine di cultura tessile’ edita dalla Fondazione dal 1989.

Queste le tre anime che vivificano la Fondazione voluta fortemente e sostenuta da Fidalma Lisio che in essa ha visto concretizzarsi il suo progetto di vita in continuità con gli ideali paterni.

La Fondazione Lisio, erede diretta di Fidalma, scomparsa nel 2001, prosegue l’opera intrapresa dalla sua fondatrice infondendo nelle sue attività lo stesso entusiasmo e spirito di intraprendenza, raccogliendo giorno dopo giorno ogni sfida che le si presenta come un’occasione di crescita umana e professionale.

NOTE AL TESTO

[1] Nel 1906 Giuseppe Lisio fonda a Firenze la manifattura Arte della Seta e apre il negozio in Via de’ Fossi. Successivamente apre i negozi di Roma in Via Sistina (1911) e Milano in Via Manzoni (1924); verso la fine degli anni Venti sposta a Milano il laboratorio in un palazzo fatto costruire per accogliere l’abitazione e la tessitura (1906-2006 Cento anni di tessuti Lisio, a cura di Paola Marabelli e Serena Venturi, Prato 2006).

[2]  La produzione si ferma e chiudono tutti i negozi.

[3] “…Valutai a fondo il lato negativo che mi lasciava dubbiosa, nel gettarmi in questa impresa, la mia età non più giovanissima e la mia totale inesperienza nel mondo del lavoro di fabbrica e di vendita…ma sentivo una missione da compiere e seguì il richiamo…” F.Lisio, Conferenza alle ex alunne del Sacro Cuore, settembre 1981, in “A Fidalma Lisio” fascicolo allegato a “Jacquard”, n. 46, 2001, p. 4.

[4] 7 ottobre 1958, posa della prima pietra dell’edificio che sarà nominato “la fabbrica”; 24 luglio 1959, inaugurazione del Salone dei Telai; viene chiuso il laboratorio di Milano, trasferiti tutti i telai e tutta l’attrezzatura (come l’orditoio e le bobinatrici meccaniche) nel nuovo complesso di Firenze; 19 marzo 1960, inaugurazione della fabbrica completata e posa della prima pietra della chiesa dedicata a S.Maria della Seta.

[5] C. Torti, L’ultimo villaggio operaio conosciuto: il setificio Lisio di Ponte a Ema, in “Jacquard”, n. 63, 2009, pp. 32-35; L. Amenta, S. Cavallini, R. Giacomini, La Manifattura Lisio: un’imprenditrice e un villaggio industriale, in “Jacquard”, n. 63, 2009, pp. 36-40.

[6] F.Lisio, Conferenza…, cit., p.5.

[7] F. Ortona, Omaggio a Fidalma Lisio, in “A Fidalma Lisio”, cit, pp. 2-3.

[8] D.P.R. n.1402, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.89 del 5 aprile 1972 (Atti del Governo, Registro 248, foglio 4).

[9] La Fondazione Lisio ora vanta un altro importante titolo: ha ottenuto l’Accreditamento presso la Regione Toscana come Organismo Formativo (Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n.29 - 18 luglio 2012); in questo modo i suoi corsi di formazione organizzati e attivati con piani didattici organici secondo le direttive regionali, sono riconosciuti ufficialmente.

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di Paola Marabelli

"Fidalma Lisio e l'Arte della Seta", MCM La Storia delle Cose, Maria Cristina de Montemayor Editore, Firenze, n.97, settembre 2012, pp. 42-44.

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Cuore pulsante della tradizione Lisio

Il sogno di Fidalma vede la luce nel 1971 con l’istituzione della Fondazione Arte della Seta Lisio. Desiderosa di tutelare il lavoro del padre e di continuarne l’attività, prende in consegna i telai a mano ed i disegni dell’antica manifattura con l’intento di continuare a proporre le antiche tecniche di lavorazione, destinate a scomparire. Affianca alla produzione una qualificata Scuola d'Arte, che fin dalla metà degli anni Ottanta, che forma numerosi allievi provenienti da tutto il mondo.