10/06/2021
Studio e Ricerca | Uno sguardo sulla moda del primo Settecento nel Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario
L'analisi storico-vestimentaria che vi presentiamo del Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario, oltre a siglare la recente collaborazione scientifica e formativa con l’Accademia Carrara di Bergamo, si inserisce nel solco degli studi di cultura materiale. L'articolo viene qui offerto in forma ridotta ma è possibile scaricarlo gratuitamente in versione integrale.

In occasione della recente concessione in deposito all’Accademia Carrara di Bergamo del “Ritratto di giovane gentiluomo” di Fra’ Galgario da parte della Direzione Regionale Musei Lombardia, abbiamo proposto uno studio degli aspetti vestimentari e tessili nell’opera in oggetto.

Ringraziamo per la collaborazione la dott.ssa Emanuela Daffra della Direzione Regionale Musei Lombardia e la dott.ssa Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell'Accademia Carrara di Bergamo

Il progetto nasce grazie ad una convenzione stipulata nel febbraio 2021 tra la Fondazione Lisio e l'Accademia Carrara che pone in essere attività di reciproca collaborazione su iniziative di carattere scientifico e culturale.

Congiuntamente con docenti e colleghi della Fondazione Lisio, abbiamo studiato l’opera prendendo in esame i seguenti aspetti:

  • Definizione degli elementi vestimentari e complementi d’abbigliamento (visibili e deducibili) - a cura del dott. Alessio Francesco Palmieri-Marinoni
  • Lettura degli aspetti tessili (visibili e deducibili) – a cura del dott. Lorenzo Pesci
  • Analisi dell’acconciatura e tipologia di parrucca – a cura della dott. Patrizia Lia
  • Analisi oplologica e metalli – a cura della dott.ssa Lucia Miazzo

L’iniziativa si inserisce all’interno delle competenze scientifiche della Fondazione Lisio e, in particolare, grazie al contributo di storici del costume, del tessuto e delle arti applicate la Fondazione vuole offrirsi come supporto agli storici dell’arte nella lettura e interpretazione delle opere grazie alla specifica competenza nell’ambito degli studi di cultura materiale.

Introduzione

Gli aspetti vestimentari oggi risultano essere strumenti indispensabili per superare datazioni incerte e lacune documentarie. Inoltre, rappresentano elementi imprescindibili sia per il superamento delle tradizionali ipotesi di natura critica e stilistica, sia per il raggiungimento di una comprensione la più esaustiva e completa possibile dell’opera d’arte in esame.

La seguente analisi storico-vestimentaria del Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario, a cura della Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze, oltre a siglare la recente collaborazione scientifica e formativa con l’Accademia Carrara di Bergamo, si inserisce nel solco degli studi di cultura materiale. Questo studio si prefigge un duplice obiettivo: in primis, l’analisi degli aspetti storico-vestimentari e tessili, che fornirà un contributo utile agli storici dell’arte  per la determinazione degli aspetti storico-artistici strettamente legati al ritratto in oggetto; deinde, la riflessione in merito all’importanza della storia del costume e del tessuto in area bergamasca, al fine di giungere ad un’interpretazione il più completa possibile e, conseguentemente, favorendo un dibattito accademico proficuo.

Gli aspetti vestimentari nel Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario

di Alessio Francesco Palmieri-Marinoni

Il giovane gentiluomo indossa un’ampia camicia da giorno, con colletto alto, quasi montante, chiusa anteriormente tramite una verosimile doppia abbottonatura. La camicia presenta ampie maniche trattenute al polso da un nastro il quale permette la creazione di ampi e morbidi maneghetti [fig. 1], chiamati anche col nome di agaij. Nella parte centrale anteriore della camicia emerge un ricco jabot con fluttuanti volants, detti bocchette o volani. Da ultimo è possibile rilevare come la camicia presenti delle semplici ma eleganti rifiniture sartoriali realizzate tramite orlatura a frullino, ben leggibile su gli agaij, e lungo le bocchette.

Al di sopra della camicia da giorno, il nostro gentiluomo indossa un’elegante camisiola, ossia la sottomarsina o gilet, foderata e caratterizzata dalla medesima lunghezza dell’elemento esterno. La camisiola presenta una ricca e fitta abbottonatura, detta bottoniera, con bottoni piatti ricoperti, ampie tasche chiuse da pattina sagomata ingentilite da asole profilate a punto occhiello.

Ultimo elemento vestimentario è dato dalla marsina o velada. Il dipinto lascia intenderne la lunghezza alle ginocchia, così come i volumi, la pregevole fodera, nonché, grazie alla specifica costruzione sartoriale, la tipica aderenza al busto propria dell’inizio del secondo quarto del secolo del XVIII secolo. L’esempio mostra maniche comode e sagomate, caratterizzate da larghi e ampi paramani [fig. 2], a volte denominati semplicemente risvolti, con abbottonatura a metà del braccio. Si intravedono la fitta bottoniera così come le grandi patte ad aletta a chiusura delle tasche.

Il gentiluomo portail tricorno, meglio noto col nome di androsman, realizzato in feltro nero, con balza rialzata a tre punte, ingraziosito da una leggera profilatura in pelo, verosimilmente castoro. Il nostro gentiluomo indossa la cosiddetta parrucca a tupè “à l’Coudet”, estremamente in voga presso i giovani sino ai trent’anni di area lombardo-veneziana, terminante in un sacchetto di raso nero detto catogan o dolfina, trattenuto a sua volta da un nastro di raso nero chiamato solitario, dal francese solitaire.

fig.1) Conte Giacomo Carrara nell’omonimo ritratto ad opera del Galgario (1737 c., Accademia Carrara, inv. 58AC00114)

 

fig.2) Antonio Lucini, Ritratto di Giovanni Antonio Parravicini, 1721, olio su tela, Ca’ Granda, inv. Ritratti 000106

I “tessuti” del giovane gentiluomo di Fra Galgario: un prontuario fra moda e individualità

di Lorenzo Pesci

Nel Ritratto di giova gentiluomo di Fra’ Galgario, la seta è discretamente impiegata nelle brillanti fodere in ermesino verde e avorio della sopravveste (velada) e del gilet (camisiola), nonché nella realizzazione degli immancabili accessori dell’abbigliamento maschile galante, crepau (cagodan o dolfina) e solitaire (solitario). Sempre in seta sono i cordoncini di profilatura applicati alle asole di velada e camisiola e i bottoni, probabilmente in legno o osso ricoperti a fili intrecciati .

Per i capi esteriori la uniforme gamma cromatica rende plausibile individuarne la materia nella delicata pelle scamosciata, cui rimandano quelle tipiche ʿsgraffiatureʾ in tono chiaro, naturale conseguenza della pressione delle dita sulla morbida superficie del vello animale, e l’arrendevolezza delle pieghe alle falde, alla bottoniera e ai paramani, privi di imbottiture. Non quindi la tradizionale marsina infustita dell’aristocratico habit di seta a motivi riccamente operati a modello o ricamati, ma la più fresca e baldanzosa giubba in finissima pelle lavorata [fig. 3] – coordinata nel materiale e nel colore ʿcamozzinoʾ a gilet e calzoni -, derivazione del colletto militare [fig. 4], che ritroviamo assimilato nel taglio e nella forma alle vesti civili da quando, sul finire del Seicento, perso ogni richiamo guerresco, è diventato un indumento in vista, specifico per le attività all’aria aperta, come la caccia e l’equitazione, elitario svago dei giovani di rango.

Vigore e freschezza giovanile, cui pure rimanda la scelta della tonalità rosata, la quale, sebbene negletta nel Seicento, perché ritenuta ʿsbiadataʾ, sembra ora anticipare quella tendenza di moda, che solo alcuni anni più tardi, a partire dalla metà del secolo, entrerà sempre più frequentemente nel guardaroba elegante con la definizione di fleur-de-pommier (fior di melo), a rimarcare, proprio nel nome, il nuovo rapporto che il Settecento instaura con la natura.

fig. 3) Italia, Giubba da caccia maschile, 1780-1790, pelle scamosciata color giallo chiaro, fodera in lino avorio, Firenze, Museo Stibbert

fig. 4) Hamilton for S. Hooper, Colletto militare e accessori, 1785, incisione

La politica dell’apparire. La parrucca nel Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario

di Patrizia Lia

Il giovane gentiluomo indossa una particolare tipologia di parrucca a tupè (à toupet) estremamente in voga nel secondo quarto del Settecento.

Il modello detto à l’Coudet, versione tutta italiana della più nota parrucca francese detta à la Beaumont, prevede che si arricciassero, tramite la “boccolatura”, i capelli con ferri caldi cospargendoli di abbondante cipria o polvere di farina che poteva essere anche colorata di azzurro o rosa e molto profumata [fig.5].

L’acconciatura presenta inoltre alcuni elementi aggiuntivi, finalizzati ad evitare eventuali spostamenti del tupè, ovvero il sacchetto di raso nero, detto catogan o dolfina, chiamato in Francia crepeaux, all’interno del quale veniva accomodato il codino della parrucca. A esso segue un nastro di stoffa detto in francese solitaire – in Italia noto come solitario [fig.6]. Si trattava di un nastro funzionale che, grazie ad un nodo a farfalla o a gala, contribuiva a trattenere il catogan in posizione.

Fig.5) Charles-Antoine Coypel, Ritratto di Philippe Coypel, 1732, olio su tela, Musée du Louvre, inv. RF 1968-5

Fig.6) Ambito europeo, Parrucca maschile e set di accompagnamento, XVIII sec., Massachusetts Historical Society

Il Settecento in scena. Alcune osservazioni di una costumista teatrale sul Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario

di Annamaria Heinreich

Per un costumista teatrale, Fra’ Galgario è indubbiamente uno tra gli artisti più intriganti ed appassionanti. Le persone ritratte offrono un ampio ventaglio di personaggi permettendoci di interrogarci, quasi un po’ anche per gioco, a quale ruolo e personaggio teatrale si potrebbe abbinare ogni singolo ritratto e, primo tra tutti, il Ritratto di giovane gentiluomo.

Se un costumista decidesse di mettere in scena questo abito, questi dovrà interrogarsi non semplicemente su quale possa essere il tessuto migliore, la fodera più adatta per realizzare un abito specifico come quello presente nel ritratto; il costumista dovrà riflettere soprattutto sulla struttura sartoriale del justaucorps (marsina o velada) senza dimenticare che sarà fondamentale conferire al capo comodità e vestibilità tale da garantire all’interprete in scena agio per muoversi, recitare, cantare o danzare.

Lo studio dei ritratti di Fra’ Galgario è indubbiamente tra i più intriganti ed appassionanti: ogni viso racconta una storia, ogni indumento mostra infiniti dettagli. Nel campo della costumistica teatrale, Galgario è senza ombra di dubbio di grande inspirazione e stimolo per noi artigiani del costume teatrale.

Il mio primo incontro con Fra’ Galgario avvenne quando mi fu chiesto di creare i costumi per l’opera La Dori, ovvero lo schiavo regio” (1657) [fig. 6] del compositore Pier Antonio Cesti. Per una decisione concettuale, preferii sceglliere come spunto di riflessione il Barocco interpretandolo liberamente senza prefissare in un rigore cronologico-stilistico per gli abiti dei personaggi in quest’opera semiseria. Per il personaggio di Artaserse, zio di Oronte e reggente, dell’opera di Cesti, mi lascia ispirare dal Ritratto del conte Giovanni Battista Vailetti (1710 c., Gallerie dell’Accademia, inv. Cat.778) [fig. 7]. Nel dipinto di Fra’ Gagliardo si avverte la contaminazione di mondi e mode di paesi lontani, espressi magistralmente nella pittura dei tessuti dell’abito orientaleggiante, caratteristiche assimilabili al personaggio stesso in un’opera ambientata tra la Persia e l’Egitto.

Tornando al nostro quadro, per un costumista teatrale, l’arte di Fra’ Galgario è testimonianza fondamentale per una riflessione accurata su quell’epoca che stabilirà i presupposti che condurranno al terrore della ghigliottina nonché ai profondi cambiamenti politici e sociali. Per chi è appassionato di Storia del Costume e della Moda, per chi professionalmente crea costumi teatrali, lo studio della sua produzione pittorica è fondamentale anche per un arricchimento personale e, non da ultimo, per un impagabile godimento estetico. 

Fig. 6) Personaggio di Artaserse dell’opera “La Dori” di Pietro Antonio Cesti (1657), Innsbrucker Festwochen der Alten Musik , 2019, costumi di Annamaria Heinreich

Fig. 7) Vittore Ghislandi, detto Fra’ Galgario, Ritratto del conte Giovanni Battista Vailetti, olio su tela, c. 1710, Galleria Accademia, Venezia, inv. 778

Il Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario. Un antesiniano della moda maschile oggi

di Giulia Paolina Secco Suardo

L’opera di Fra’ Galgario restituisce il ritratto di un giovane nobiluomo lombardo vestito secondo i canoni della moda a cavallo tra il primo ed il secondo quarto del Settecento, periodo in cui, ancora per poco, l’abbigliamento maschile conserverà quella simbologia e valori che, solo mezzo secolo più avanti, andranno definitivamente perse, mantenendo tuttavia elementi quasi invariati fino ai giorni nostri. Ma cosa può leggere oggi un fashion designer in un ritratto come quello di Fra’ Galgario?

Dall’inizio dell’Ottocento nell’abbigliamento maschile cambiano i codici, così come muta la necessità di esprimere serietà, solidità e potere trovando soluzione nella diffusione del completo, nettamente meno vistoso, meno decorato e voluminoso rispetto all’abito formale maschile dei secoli precedenti. In questo momento storico, l’abbigliamento diventa leggermente più formale con colori più sobri; inizia a farsi strada un cambiamento più significativo quando, verso la metà del XIX secolo, appare il completo a tre pezzi (giacca, gilet, pantalone) [fig. 8], periodo in cui l’abbigliamento formale da uomo diventa nettamente più sobrio nelle linee e nei toni.

Notiamo la continuità tra il gilet (sottomarsina), marsina (veste) e culotte stabilita proprio all’inizio del Settecento, con la diffusione del l’Habit à la Française, antenato del completo formale maschile, che diventerà l’uniforme della borghesia rispettabile per tutto il XIX secolo. 

Esiste un forte legame tra i primi esempi di completo maschile e le proposte stilistiche contemporanee. Analizzando due tra gli stilisti italiani di maggior tendenza, Ermenegildo Zegna e Prada [fig. 9] notiamo come l’abito formale sia rimasto quasi immutato per quasi due secoli.

L’abito maschile non assume più elemento di sfoggio fine a sé stesso. Con la fine del Settecento il completo maschile diventa come una severa uniforme che dal XIX sec., in avanti, subirà piccole variazioni all’interno di rigidi binari. Fenomeno completamente opposto per l’evoluzione della moda femminile.

Fra’ Galgario ci mostra un giovane uomo che poteva ancora dare sfoggio del proprio status attraverso l’abbigliamento, dopo di lui sarebbero cambiati i codici, e sarebbero iniziati più di due secoli in cui la sobrietà diviene qualità essenziale per la rappresentazione maschile. La società occidentale, con la fine del Settecento comincia a doversi riconoscere nel sobrio completo maschile per ritrovare serietà, status, ricchezza di un uomo.

La palette cromatica si è nettamente ridotta, per l’abito maschile restano i grigi, i blu scuri, timidi tentativi di mezzi toni del beige, ma in ambito formale l’uomo non ha più’ accesso ai colori brillanti che all’epoca del gentiluomo ritratto facevano ancora parte delle convenzioni maschili, così come l’utilizzo di materiali e decorazioni.

Rifletto anche sulla differenza di attribuzione del valore simbolico nell’abbigliamento all’epoca del ritratto con l'epoca moderna e contemporanea. Ogni periodo storico ha avuto i propri codici sartoriali, imposti per moda, per legge o dalla società.

Se all’epoca del ritratto ogni elemento, ogni materiale, decoro o colore avevano un preciso significato per esprimere un concetto specifico di valore, in epoca moderna e contemporanea il valore del capo viene attribuito piuttosto all’etichetta con cui è firmato, perdendo così il valore reale ed intrinseco del capo stesso.

fig. 8) Completo maschile 1800

fig. 9) Zegna, completo maschile, 2021

Conclusione

In base all’analisi inerente agli aspetti vestimentari, tessili e in merito agli accessori, è possibile affermare che il Ritratto di giovane gentiluomo di Fra’ Galgario raffigura un giovane esponente della nobiltà in un’età compresa tra il 25-30 anni.

Il giovane ritrattato veste secondo la moda del secondo quarto del Settecento, in un arco cronologico ascrivibile tra il 1720 ed il 1730. L’abbigliamento e gli accessori denotano una matrice spiccatamente veneziana ai quali si sommano elementi prettamente francesi e di area milanese, caratteristiche che rimandano ad un territorio, quale Bergamo, estremamente sensibile alle contaminazioni culturali dei territori limitrofi.

Glossario

Orlatura a frullino: orlo sottilissimo che si ottiene arrotolando il bordo del tessuto e fermandolo con punti quasi invisibili

Paramano: Grande risvolto, più o meno aderente alla manica, che può essere fermato da bottoni o altri sistemi di allacciatura decorativi

Ermesino: leggero tessuto di seta ad armatura taffetas.

Velluto unito: tessuto la cui superficie è completamente coperta da ciuffi di pelo, ottenuti da un ordito supplementare (ordito di pelo) che durante la tessitura viene sollevato da appositi ferri scanalati nei quali viene fatta scorrere una lama per tagliarlo.

Scarica qui il contributo scientifico in versione integrale

Un gentiluomo alla moda - versione completa

L’iniziativa si inserisce all’interno delle competenze scientifiche della Fondazione Lisio e, in particolare, grazie al contributo di storici del costume, del tessuto e delle arti applicate la Fondazione vuole offrirsi come supporto agli storici dell’arte nella lettura e interpretazione delle opere grazie alla specifica competenza nell’ambito degli studi di cultura materiale.

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